"Replica di Giosuè Marongiu alle considerazioni di Paola Zorzi in merito al testo di  presentazione della BauForm"...

“IO STO CON LE MACCHINE...”

Cara Paola, per controbattere le tue considerazioni mi sembra giusto iniziare dal primo punto che tu stesso hai menzionato: …dichiari di essere arrivata con la pittura alla linea e al bianco e nero…, che consideri posizione non definitiva ma sottoposta a oscillazioni, prerogativa importante per scongiurare l’immobilismo nei confronti del “punto finale”. Penso che già considerare l’esistenza di un “punto finale” ponga l’operatore visivo in una posizione di “preconcetto”.  
Innanzitutto i “mezzi tecnologici e di comunicazione” non sono altro che “mezzi” con i quali esprimere la propria creatività e “non sopravalutarli” sarebbe come negare che dalla penna d’oca alla penna biro ci sia stato un salto tecnologico-generazionale. Il segno che “caratterizza l’essere umano”  penso risieda unicamente nel suo pensiero attraverso il quale si esprime per concetti, concetti che prepotentemente premono per venire all’esterno attraverso una rappresentazione, o se si preferisce, una personificazione. “La perfezione, la ripetizione, la routine”, sono qualità indispensabili di questi “attrezzi da lavoro” che rendono possibile, quasi al cento per cento, la rappresentazione visiva della propria idea, fin nei più piccoli dettagli, suggerita dalle scelte effettuate e non da soluzioni "casuali" e senza controllo; visioni "razionali" che si possano ripetere, a piacere, ogni qual volta lo si voglia. Guai se avessero, questi mezzi, “una loro intelligenza” rischierebbero di sovrapporsi ad “ogni progetto umano del pensiero”. Certo che l’abilità nell'uso del mezzo fa la differenza nei confronti di quanti lo usano, come è giusto che sia, ma forse anche nel passato non c’era differenza, tra un disegnatore e un altro, nell’usare una semplice matita? E forse il raggiungimento del risultato tecnico ottenuto non era considerato un plus valore? Sicuramente l’uso di questi nuovi “mezzi” ci obbliga ad una preparazione ben più complessa, di quella del passato, ma del resto se nel passato il soggetto da rappresentare era quello naturalistico ed un carboncino o un pennello bastavano a rappresentarlo, oggi siamo chiamati a rappresentare un soggetto ben più complesso: il nostro pensiero, la nostra intelligenza o per meglio identificarlo, la mente umana.
Un giorno un amico, Tonino Casula, artista multimediale di grande intelligenza e valore, mi portò come esempio, il simbolo della croce, oggetto di culto religioso dicendo: <<esso è un simbolo di bontà e rappresenta quindi il bene, ma se io prendessi fra le mie mani un crocifisso alto un metro e lo abbattessi contro un mio simile, in un impeto di rabbia, esso cambierebbe la propria natura diventando portatore di male…>> ergo, non esistono oggetti buoni e oggetti cattivi, per cui “...attribuire delle colpe ai computer”, per le dissennatezze e imbecillità umane, mi sembra al quanto privo di ogni fondamento…
Il periodo di trasformazione che stiamo vivendo crea sicuramente le sue vittime ma esso è fisiologico nel cambiamento in quanto: se nel passato l’analfabetismo era considerato l’ignoranza nei confronti della lettura e della scrittura, oggi l’analfabeta è colui che non è in grado di rapportarsi con la scrittura e la lettura dei mezzi contemporanei. Non è colpa di nessuno se i tempi cambiano e si evolvono, siamo noi la "causa"; il nostro intelletto che spinge l’umanità a crescere e coloro che non corrono ai ripari, impegnandosi a attivare questa crescita, rischiano di creare delle distanze generazionali e culturali poi insormontabili.
Bisogna solo confidare nell’impegno di ogni singolo individuo per attivare questa crescita.
Nella legge del “libero arbitrio” “nessuno è stimolato da nessuno”   ameno chè il singolo non abbia la volontà di voler raccogliere “quello stimolo” , e poiché  gli uomini  posseggono medesime possibilità intellettuali non mi preoccuperei di intravedere “limiti oggettivi” che io considero inesistenti.
"Gli emigrati" di un tempo partivano verso l’America con valigie di cartone e compivano quell’ultimo viaggio, senza ritorno, separandosi dai loro cari per sempre con i quali intrecciavano, come unico rimedio di consolazione, rapporti epistolari affidati all'unico mezzo di comunicazione esistente: le poste tradizionali, che non sempre però giungevano o arrivavano a destinazione.
La maggior parte di quelle persone sono ancora li, magari con una carta verde e documenti falsi che non gli permettono neanche di avvicinarsi a un aeroporto, hanno oggi recuperato i rapporti con i loro cari e con la loro terra d'origine grazie anche a questi nuovi mezzi informatici tanto “bistrattati e denigrati”.
Sono convinto che l’unico vero pericolo delle società contemporanea non risieda nella sua tecnologia, anzi, ma piuttosto nel preconcetto e nell'atteggiamento bigotto di quei conservatori che frenano l’evoluzione dell’uomo che si esprime anche attraverso i computer, tra l'altro macchine create dall’uomo stesso, nascondendo, a se stessi in primis, la loro inadeguatezza e la pigrizia ad impegnarsi seriamente per vivere al passo di una società contemporanea.

Giosuè Marongiu                                                                                                                     Maracalagonis venerdì 17 marzo 2006
 

* Le frasi sottolineate, fanno riferimento a alcuni punti presenti sull'intervento di Paola  Zorzi.

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